Il palazzo del Banco di Napoli, realizzato su progetto di Marcello Piacentini, venne inaugurato il 9 maggio 1940, quale moderna sede centrale dell’antico istituto. L’edificio sorge su parte del lotto anticamente occupato dal grande complesso di San Giacomo dove, a partire dal terzo decennio del Cinquecento, venne avviata la costruzione di una chiesa e di un ospedale dedicati al patrono di Spagna, su iniziativa del viceré Pedro de Toledo, quale istituzione religiosa e assistenziale di riferimento degli spagnoli residenti in città. La presenza a partire dal 1597 dell’antico Banco di San Giacomo e Vittoria, confluito durante il decennio francese nel Banco delle Due Sicilie e, in epoca post-unitaria, in quello di Napoli, rappresenta un carattere distintivo e permanente dei luoghi.
Nel corso dell’Ottocento l’area è interessata dall’insediamento della sede degli uffici finanziari e successivamente da quella dei Ministeri di Stato borbonici progettati da Stefano Gasse. La parziale demolizione di questo imponente edificio offre l’occasione, negli anni Trenta del secolo scorso, per la realizzazione di una grandiosa e moderna sede dell’istituto bancario napoletano, attraverso il coinvolgimento dell’architetto di riferimento della cultura architettonica nazionale dell’epoca.
Sul finire del 1938, Piacentini intraprende il progetto dell’edificio occupandosi del disegno degli esterni e dell’impianto architettonico, dei dettagli delle sale interne, di tutte le decorazioni, i rivestimenti, i corpi illuminanti realizzati da Fontana Arte, gli elementi di arredo. Il disegno del prospetto principale mostra la monumentalità tipica degli edifici pubblici piacentiniani, con una evidente rielaborazione in chiave modernista di elementi classici e michelangioleschi, come l’ordine gigante, l’imponente basamento con grandi finestroni, che sembrano emergere dalla pietra, e il massiccio blocco centrale a cinque fornici, dove l’alternanza tra sistema ad arco e architravato rimanda a soluzioni formali riferibili ai grandi palazzi rinascimentali. All’interno di questa stessa esperienza figurativa, peraltro, si inserisce la tradizionale tripartizione della facciata, con l’austero basamento in pietra di Billiemi, la fascia intermedia in travertino e l’attico di chiusura. Il fronte dell’edificio è arretrato rispetto alla linea di sedime delle altre costruzioni di via Toledo, elemento che conferisce maggiore grandiosità al prospetto. L’austerità della facciata principale viene mitigata nei cortili interni, dove l’utilizzo del laterizio rimanda alle coeve sperimentazioni tedesche e americane.