La fortuna economica di Giovanni I si lega all’attività del nonno materno Bernardino Montanari, produttore e mercante tessile che, rimasto senza diretta discendenza maschile, proietta tutte le sue attese verso l’intraprendente e prediletto nipote. Inizia così un ambizioso progetto di ascesa dinastica, che culminerà nel 1693 quando la famiglia vicentina otterrà un prestigioso titolo nobiliare ereditario.
La prima fase di costruzione del palazzo, che pone le basi della planimetria dell’edificio, è forse da attribuire a Carlo Borella, formatosi presso la bottega dell’architetto Antonio Pizzocaro, all’epoca la più rinomata in città.
In più riprese, già a partire dalla fine del Seicento, lo spazio interno viene modificato per aderire a nuove esigenze abitative ed estetiche della casata, molto attiva anche sul piano culturale.
La dimora è caratterizzata da un magnifico apparato ornamentale di stucchi, affreschi e sculture, ispirato alla poetica barocca del meraviglioso. Molti sono i nomi degli artisti impegnati in diversi momenti nelle decorazioni plastiche – tra cui Andrea Paraca, Orazio e Angelo Marinali, Girolamo Aliprandi, Andrea Pelli – mentre sulle parti pittoriche ad affresco intervengono i maestri Giuseppe Alberti e Louis Dorigny.
All’inizio dell’Ottocento, gran parte dell’assetto barocco subisce un’alterazione, per assecondare il gusto prima neoclassico e poi ecclettico dei nuovi tempi.
Dopo vari passaggi di proprietà avvenuti nel corso dell’Ottocento, nel 1908 il palazzo viene acquisito dalla Banca Cattolica Vicentina ed è oggi parte del patrimonio storico-artistico del Gruppo Intesa Sanpaolo.
Dal 1999 diviene la prima sede museale della Banca.