L'itinerario, curato da Fabrizio Paolucci, presenta per la prima volta al pubblico nella sua interezza la storica Collezione Caputi appartenente a Intesa Sanpaolo, formata da oltre 500 vasi e altri reperti realizzati ad Atene, in Apulia e in Lucania tra il V e il III secolo a.C, provenienti da Ruvo di Puglia, centro nella provincia di Bari che rivestì un ruolo politico, economico e culturale molto rilevante in Magna Grecia. La raccolta di vasi attici e magnogreci è composta da reperti che appartenevano probabilmente a un’unica necropoli dell’antica Ruvo di Puglia, nell’attuale provincia di Bari. Le ceramiche, che forniscono una significativa testimonianza della cultura e dell’arte della Grecia d’Occidente, furono prodotte tra VI e III secolo a.C. nei laboratori dell’Italia meridionale - in Apulia e Lucania - o importate da Atene. Costituivano beni di prestigio scelti per ricchi corredi, collocati nelle sepolture dell’aristocrazia apula. Sono per lo più contenitori per cibi, liquidi, unguenti che, all’utilità pratica, uniscono un alto valore artistico, dato dalle scene pittoriche a figure rosse o nere dipinte sui manufatti. Capolavoro della collezione è la kalpis attica del Pittore di Leningrado (V secolo a.C.), sul cui fregio è rappresentata un’officina ceramica, con artigiani e una giovane donna intenti nella decorazione di vasi. La costituzione della raccolta si deve all’iniziativa dell’arcidiacono Giuseppe Caputi, di cui era noto l’impegno civico nella Ruvo ottocentesca, che a partire dagli anni Trenta di quel secolo iniziò a recuperare e conservare i vasi dipinti venuti alla luce nei fondi di sua proprietà.