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Dal 31 ottobre al 2 novembre 2025
Intesa Sanpaolo porta ad Artissima 2025 una selezione di opere della fotografa Anastasia Samoylova, artista americana che esplora il rapporto tra ambiente e identità culturale attraverso la fotografia documentaria. Dopo il suo trasferimento a Miami nel 2016, ha sviluppato un approccio immersivo, culminato nel monografia FloodZone. Nel progetto Image Cities, analizza come la saturazione mediatica influisca sui paesaggi urbani globali. Il suo lavoro sarà protagonista di una mostra, su committenza di Intesa Sanpaolo, presso le Gallerie d’Italia di Torino nel 2026.
Il trompe-l’œil delle metropoli contemporanee, di Emanuela Mazzonis
Le città come i sogni sono costruite di desideri e paure, anche se il filo del discorso è segreto, le loro regole assurde, le prospettive ingannevoli e ogni cosa ne nasconde un’altra.
Italo Calvino, Le città invisibili
Anastasia Samoylova (1984, Russia. Vive e lavora a Miami, USA) osserva, studia, indaga e cattura con il suo obiettivo le immagini delle città che si manifestano ai suoi occhi nascondendosi. “Volevo vedere questi luoghi con i miei occhi e documentarli dalla posizione di un visitatore contemporaneo che vive in un mondo globalizzato” dichiara l’artista che ha immortalato 17 metropoli selezionandole dalla lista del Global and World Cities Research Network (GaWC) delle città più influenti al mondo (valutate secondo quattro criteri: contabilità, pubblicità, finanza e diritto). Il progetto ‘Image Cities’ è iniziato nel 2021 a Mosca e New York e portato avanti dall’artista in altre città quali Los Angeles, Toronto, Londra, Parigi, Amsterdam, Bruxelles, Tokyo, Madrid, Milano, Zurigo, Barcellona. Samoylova osserva con occhio critico lo scenario urbano che ha di fronte. L’anima intrinseca che caratterizza e distingue ogni città e che dovrebbe rendere ciascuna di esse reale e interiore, oggettiva e surreale, è in realtà celata ai nostri occhi. Come se fossimo di fronte a una pièce teatrale, osserviamo le immagini i cui personaggi, che sono persone reali, stanno vivendo la loro momentaneità davanti a uno scenario metropolitano allestito come un grande palcoscenico. La figura umana risulta minuta e quasi insignificante rispetto allo sfondo saturo e idealizzato che domina la scena. Monumentali cartelloni pubblicitari, come magnifiche quinte teatrali, ricoprono edifici, angoli di strada, luoghi in costruzione, abbelliscono il contesto urbano, uniformando le città le une alle altre. L’individualità del luogo è persa a discapito dell’omologazione. Le città contemporanee si sono progressivamente conformate tra di loro, banalizzate, avvezze al mondo globalizzato e alla ricerca di una rassicurazione visiva. “Siamo dominati da un estetica del sublime”, asserisce ancora l’artista, “volta a produrre immagini che riguardano sempre meno i luoghi reali e sempre più le fantasie collettive”. Samoylova, con minuziosa maestria, restituisce una visione d’insieme che intriga il nostro sguardo ad essere più vigile e meno assuefatto all’inganno visivo della pubblicità. Mentre osserviamo i nostri alter ego camminare lungo i collage visivi, il close up dell’artista ci porta a ricontestualizzare questi inganni visuali, come se riaprissimo gli occhi per la prima volta. Queste immagini, che simulano il collage, sono frutto di una documentazione fotografica che restituisce fedelmente quella porzione di realtà metropolitana, di cui cogliamo l’impatto estetico e la fittizia maestosità. Siamo solo ora capaci di renderci conto che è tutto una messa in scena visiva che prende forma in quel grande palcoscenico che sono le città contemporanee.