Stendhal, sulla sua tomba parigina, volle essere ricordato come “milanese”. Arrivato nel 1800 nel capoluogo meneghino, si innamorò della città, delle sue feste, della sua atmosfera e di una contessina che lo respinse. Un secolo e mezzo dopo un altro scrittore, Luciano Bianciardi, nel suo “La vita agra”, immaginò addirittura di far esplodere il Pirellone. Fra questi due estremi “moderni”, Milano continua a essere, oggi più che mai, un faro attrattivo per chi voglia scrivere o lavorare nella rutilante editoria. Infiniti altri nomi si potrebbero fare: Verga, Vittorini, Ottieri, Scerbanenco, Lalla Romano…
A cura del Circolo dei Lettori e del Centro Nazionale Studi Manzoniani, dialogano insieme Antonio Franchini, Lorenza Gentile e Marco Missiroli, moderati da Mauro Novelli.