Cosa ha significato per gli artisti in ogni tempo raffigurare il proprio volto? Niente come un autoritratto, come un’autorappresentazione, ci permette di cogliere l'essenza di un artista nel suo tempo, il suo io narrante, l'immagine che ha di sé, del suo ruolo sociale, la sua visione del mondo, ma anche l’esplorazione intima e la proiezione di sé, di come egli vuole che gli altri lo vedano, che intendano la sua opera, il suo stile. Nell’autoritratto il pittore si sdoppia nel duplice ruolo di modello e di artista. L’occhio si posa su di sé, l’immagine ritratta è un alter da sé ed è un sé. Segno, traccia, memoria, riflesso da tradurre in un’immagine definitiva, giocata nel tempo, contro il tempo, oltre il tempo. La figura dell’uomo che si guarda riassume, con la potenza dell’immagine, la domanda del conoscere e del senso: chi sono io? A partire dal mito di Narciso, che guardandosi nello specchio d'acqua ha conosciuto il proprio volto, essa pulsa attraverso i secoli in ogni forma artistica: dalle maschere del teatro antico ai mosaici pavimentali, dai codici miniati ai disegni, dalla pittura alla scultura. alla video arte, fino al gesto ormai comune e quotidiano, del selfie.
La mostra porterà nelle sale del Museo Civico San Domenico oltre 200 opere, dall'antichità al Novecento per celebrare l'arte attraverso l'artista. L'intento è accogliere i ritratti dei grandi protagonisti della storia dell’arte: Caravaggio, Tintoretto, Tiziano, Pontormo, Rubens, Balla, Guttuso, De Chirco, Bill Viola, solo per citarne alcuni; con una particolare attenzione anche al protagonismo femminile, inspiegabilmente trascurato (Lavinia Fontana, Sofonisba Anguissola, Artemisia Gentileschi, Angelika Kauffmann, Elisabeth Louise Vigée Le Brun, Berthe Morisot).