Dal 7 dicembre 2024 a Palazzo Bisaccioni, sede della Fondazione CR Jesi, sarà aperta al pubblico fino al 5 maggio 2025 la seconda tappa della mostra “La libera maniera. Arte astratta e informale nelle collezioni Intesa Sanpaolo”, organizzata e promossa da Intesa Sanpaolo, Fondazione CR Jesi e Fondazione Ivan Bruschi, in sinergia con Gallerie d’Italia.
L’esposizione - di cui è curatore Marco Bazzini, uno dei più noti studiosi dell’odierna cultura figurativa - attinge alle prestigiose collezioni di Intesa Sanpaolo, nel quadro di un’efficace collaborazione che anche nel 2023 è stata attivata con le due Fondazioni e che ha avviato un innovativo percorso espositivo in due tappe, prima ad Arezzo dal 2 marzo al 21 luglio 2024 e poi a Jesi, dal 7 dicembre 2024 al 5 maggio 2025.
Rispetto al precedente appuntamento aretino, la mostra che sarà visibile nei più ampi spazi espositivi di Palazzo Bisaccioni presenta un maggior numero di opere, oltre una quarantina, sempre attentamente selezionate dalle collezioni di Intesa Sanpaolo.
La mostra prende in considerazione il periodo tra la fine della Seconda guerra mondiale e l'inizio dei favolosi anni Sessanta in Italia. Un decennio o poco più in cui si ricostruisce il Paese per lasciarsi alle spalle le rovine materiali delle città, dell’economia e della società civile e allo stesso tempo, in quello che può essere immaginato come un abbandonato e incolto territorio, inizia anche la ricostruzione di una coscienza culturale che aveva pesantemente sofferto le restrizioni durante gli anni del Fascismo e che dopo la tragedia della guerra non rispondeva più a una domanda di “modernità”. Gli anni Cinquanta sono gli anni della rinascita del Paese, della formazione della Repubblica, del risvegliarsi delle arti attraverso molteplici esperienze che non risparmiano accese polemiche. Il dibattito guidato da fronti opposti che non ignorano differenti orientamenti politici, oltre che poetici, è la prova di una vera vitalità e ripresa dell’arte italiana.
Tappa espositiva di Jesi
L’esposizione ha inizio con quelle personalità come Alberto Magnelli e il marchigiano Corrado Cagli che ebbero già una prima esperienza astratta tra le due guerre e che in quegli anni rientrarono in Italia dopo l’esilio, portando con loro le più attuali esperienze artistiche. Sono anni in cui gli artisti si aprono a una libertà espressiva fatta di tante e differenti maniere, a partire dalla sensibilità polimaterica di Alberto Burri o dalle nuove dimensioni spaziali indagate da Lucio Fontana e con lui da un nutrito gruppo di giovani, tra cui presenti in mostra Edmondo Bacci, Gino Morandis, Tancredi Parmeggiani, Cesare Peverelli e Gianni Dova.
Le nuove generazioni che dalla fine degli anni Quaranta possono iniziare ad affermare la loro proposta pittorica si indirizzano verso esperienze che scoprono il segno, Carla Accardi, Achille Perilli e Antonio Sanfilippo (esponenti del Gruppo Forma di Roma) ma anche il gesto che può assumere caratteri rivoluzionari come in Emilio Vedova. Colore e cromie decantano nella preziosa pittura di Afro Basaldella e Mario Nanni, mentre altri loro coetanei sono interessati a costruire una realtà tangibile, oggettiva che supera ogni estrazione o riferimento al reale come, tra i presenti in mostra, Gillo Dorfles, Bruno Munari, Atanasio Soldati, Gianni Monnet (appartenenti al Movimento Arte Concreta formatosi a Milano). E ancora c’è chi come Renato Birolli, Ennio Morlotti e Antonio Corpora continua a guardare alla natura proponendo dense superfici pittoriche o, al contrario, chi scruta l’universo atomico che in quel momento ha una non poca influenza nelle arti, come avviene in Enrico Baj, Guido Biasi e Mario Persico. Anche le artiste prendono parte a questa nuova dimensione con una sensibilità fortemente autonoma, oltre ad Accardi sono esposte opere di Carol Rama, Renata Boero, Regina, Paola Levi Montalcini e una giovanissima Grazia Varisco.
Infine, un nucleo di artisti che si forma in questi anni ma che da tali premesse salta oltre l’Informale per guidare le ricerche del decennio successivo in cui si conquistano nuove dimensioni pittoriche: Toti Scialoja, Gastone Novelli, Mario Nigro, Enrico Castellani, Gianni Colombo e Agostino Bonalumi. In mostra anche opere di Roberto Crippa, Piero Dorazio, Plinio Mesciulam, Alberto Moretti, Cesare Peverelli, Giulio Turcato e Arnaldo Pomodoro alle sue prime esperienze pittoriche di metà anni Cinquanta.
Tappa espositiva di Arezzo (Casa Museo Ivan Bruschi di Arezzo, dal 2 marzo al 21 luglio 2024)
L’esposizione parte presentando quella breve esperienza astratta avutasi tra le due guerre con personalità come Alberto Magnelli e Corrado Cagli, per poi aprirsi a una libertà di maniere, da qui il titolo della mostra che vuole essere anche un omaggio a Giorgio Vasari nell’anno delle sue celebrazioni, che guardano all’arte polimaterica come in Alberto Burri o a nuove dimensioni come in Lucio Fontana e con lui in Edmondo Bacci e Gino Morandis.
Nelle sale espositive di Casa Bruschi, le opere di giovani artisti che si indirizzano verso esperienze che scoprono il segno, Carla Accardi, Achille Perilli e Antonio Sanfilippo (esponenti anche del gruppo Forma) ma anche il gesto, come quello rivoluzionario di Emilio Vedova. Oppure, si rivolgono a una realtà concreta che supera ogni estrazione dal reale cercata dal Movimento Arte Concreta, presente in mostra con Gillo Dorfles, Bruno Munari, Atanasio Soldati, Gianni Monnet. E ancora c’è chi come Birolli e Morlotti guardano alla natura con dense superfici pittoriche o, al contrario, chi scruta l’universo atomico sia del micro che del macro cosmo, Enrico Baj e Guido Biasi. Anche le artiste prendono parte a questa nuova dimensione con una sensibilità fortemente autonoma, oltre ad Accardi sono esposte opere di Carol Rama, Renata Boero, Regina e Paola Levi Montalcini.
Infine, un nucleo di artisti che si forma in questi anni ma che da tali premesse salta oltre l’Informale per guidare le ricerche del decennio successivo in cui si conquistano nuove dimensioni pittoriche: Toti Scialoja, Gastone Novelli, Mario Nigro ed Enrico Castellani.
Guarda il video backstage della prima tappa espositiva alla Casa Museo Ivan Bruschi di Arezzo, dal 2 marzo al 21 luglio 2024