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Alighiero Boetti
Alighiero Boetti
Nei primi anni Settanta, dopo il trasferimento a Roma, inizia i viaggi in Afghanistan, paese che ama molto e in cui tornerà più volte, fino all’occupazione sovietica del 1979. Nel 1971 inizia a realizzare la formidabile serie di Mappe Geografiche, continuate senza interruzioni fino al 1994, raffiguranti il mondo e le sue trasformazioni sociopolitiche. La serie, costituita da oltre 150 mappe, mette in evidenza la sensibilità dell’artista, che si pone come narratore di un mondo soggetto a continue trasformazioni politiche e geografiche come il crollo dell’Unione Sovietica, l’unificazione della Germania, le guerre del Medioriente. Gli stati sono identificati con i colori e le bandiere di appartenenza e sul bordo di ogni mappa sono ricamate lettere, dediche, testi politici o poetici e cifre.
Nei primi anni Settanta, dopo il trasferimento a Roma, inizia i viaggi in Afghanistan, paese che ama molto e in cui tornerà più volte, fino all’occupazione sovietica del 1979. Nel 1971 inizia a realizzare la formidabile serie di Mappe Geografiche, continuate senza interruzioni fino al 1994, raffiguranti il mondo e le sue trasformazioni sociopolitiche. La serie, costituita da oltre 150 mappe, mette in evidenza la sensibilità dell’artista, che si pone come narratore di un mondo soggetto a continue trasformazioni politiche e geografiche come il crollo dell’Unione Sovietica, l’unificazione della Germania, le guerre del Medioriente. Gli stati sono identificati con i colori e le bandiere di appartenenza e sul bordo di ogni mappa sono ricamate lettere, dediche, testi politici o poetici e cifre.
L’opera fa parte della serie di 150 mappe iniziata nel 1971 e proseguita sino al ’94. L’artista disegna sulle stoffe i planisferi che vengono inviati in Afghanistan per essere ricamati dalle sapienti mani delle donne locali. Boetti apre un laboratorio di ricamo a Kabul, allo One-hotel, suo albergo atelier, e dopo l’invasione sovietica dell’Afghanistan nei campi profughi di Pashawar, in Pakistan. Boetti è entusiasta del suo progetto creativo tanto da affermare: “Il lavoro della mappa ricamata è per me il massimo della bellezza. Per quel lavoro io non ho fatto niente, non ho scelto niente, nel senso che il mondo è fatto come è, e non l’ho disegnato io (…). Quando emerge l’idea base, il concetto, tutto il resto non è da scegliere”. In questo modo Boetti propone un proprio ruolo dell’artista che mette al centro della sua poetica la ricerca, l’idea, il concetto, la creazione, mentre l’esecuzione materiale è affidata ad altri, in quanto realizzata in un paese lontano, sia geograficamente che culturalmente. Decentralizzando l’opera, Boetti responsabilizza i collaboratori che vengono coinvolti attivamente nell’interpretazione e nella produzione del progetto artistico. Coltiva un rapporto molto profondo con loro, basato sul rispetto della loro cultura e della loro abilità artigianale. Ogni mappa è diversa perché legata all’imprevedibilità del ricamo e all’individualità di chi lo esegue.
L'opera si trova alle Gallerie d'Italia - Napoli
L’opera fa parte della serie di 150 mappe iniziata nel 1971 e proseguita sino al ’94. L’artista disegna sulle stoffe i planisferi che vengono inviati in Afghanistan per essere ricamati dalle sapienti mani delle donne locali. Boetti apre un laboratorio di ricamo a Kabul, allo One-hotel, suo albergo atelier, e dopo l’invasione sovietica dell’Afghanistan nei campi profughi di Pashawar, in Pakistan. Boetti è entusiasta del suo progetto creativo tanto da affermare: “Il lavoro della mappa ricamata è per me il massimo della bellezza. Per quel lavoro io non ho fatto niente, non ho scelto niente, nel senso che il mondo è fatto come è, e non l’ho disegnato io (…). Quando emerge l’idea base, il concetto, tutto il resto non è da scegliere”. In questo modo Boetti propone un proprio ruolo dell’artista che mette al centro della sua poetica la ricerca, l’idea, il concetto, la creazione, mentre l’esecuzione materiale è affidata ad altri, in quanto realizzata in un paese lontano, sia geograficamente che culturalmente. Decentralizzando l’opera, Boetti responsabilizza i collaboratori che vengono coinvolti attivamente nell’interpretazione e nella produzione del progetto artistico. Coltiva un rapporto molto profondo con loro, basato sul rispetto della loro cultura e della loro abilità artigianale. Ogni mappa è diversa perché legata all’imprevedibilità del ricamo e all’individualità di chi lo esegue.
L'opera si trova alle Gallerie d'Italia - Napoli