RICERCHE PIÙ FREQUENTI
RISULTATI SUGGERITI
Gallerie d’Italia
Piazza della Scala 6, Milano
Dal 16 maggio al 19 agosto 2018
Il patrimonio artistico di Intesa Sanpaolo si arricchisce di una delle più importanti raccolte di arte contemporanea, la collezione Luigi e Peppino Agrati, a seguito della decisione del Cav. Luigi Agrati di donare alla Banca l’intero complesso di opere.
Una selezione di opere della raccolta, che apporterà un contributo straordinario alla dimensione internazionale del patrimonio artistico di Intesa Sanpaolo, sarà esposta, grazie alla disponibilità di Mariuccia Agrati, moglie del Cav. Luigi Agrati, alle Gallerie d’Italia – Piazza Scala a Milano nella mostra Arte come rivelazione. Opere dalla collezione Luigi e Peppino Agrati, da mercoledì 16 maggio a domenica 19 agosto.
Il progetto espositivo è curato da Luca Massimo Barbero, con il coordinamento generale di Gianfranco Brunelli.
La raccolta creata dagli industriali Luigi e Peppino Agrati costituisce un momento particolarmente signicativo all’interno della storia del collezionismo italiano della seconda metà del Novecento.
La collezione nasce alla fine degli anni Sessanta dalla passione per l’arte di Peppino Agrati, che insieme a Luigi concepisce il collezionare come una personale visione, slegata dalle mode e dalle tendenze di mercato.
Nutrita dagli intensi rapporti instaurati con gli artisti e dalla frequentazione dei più importanti spazi espositivi e di dibattito del panorama artistico internazionale, la raccolta accoglie spesso con grande precocità ricerche che saranno riconosciute solo in seguito quali momenti fondamentali dell’arte del secondo Novecento; propone inoltre un interessante e originale dialogo tra gli sviluppi più avanzati dell’arte italiana ed europea dagli anni Cinquanta agli Ottanta e i contemporanei sviluppi internazionali, con una particolare attenzione per le correnti americane dei due decenni Sessanta-Settanta.
La mostra Arte come rivelazione permette per la prima volta di rivelare al pubblico una selezione rappresentativa di lavori, che rispecchia le diverse polarità della raccolta, la peculiare compresenza tra cultura italiana e americana e la continuità di interesse verso alcuni autori.
Uno dei rapporti privilegiati è quello con Fausto Melotti, che insieme a Lucio Fontana è riconosciuto dagli Agrati quale maestro radicale dell’arte italiana del Novecento. L’importante nucleo di opere presente nella collezione ben esemplifica le diverse tipologie e modalità creative dell’intensa stagione del secondo dopoguerra.
Sebbene con un numero minore di opere, Fontana è rappresentato nella collezione da lavori di grande rilievo, tra cui il raro Concetto spaziale del 1957. La scelta rivela la sensibilità degli Agrati nel comprendere non solo i lavori più riconosciuti, ma anche quelli più sottilmente evocativi.
Alla fine degli anni Cinquanta Fontana è riconosciuto come maestro dai giovani artisti che stanno superando la soggettività e l’esuberanza materica dell’informale e si stanno indirizzando verso il monocromo e una costruzione oggettiva e impersonale dell’opera. Si pensi solo al rapporto con Piero Manzoni ed Enrico Castellani, che nel 1959 lo omaggiano nel primo numero della rivista “Azimuth”.
Manzoni e Castellani sono presenti in mostra con due opere della loro produzione matura: un Achrome “peloso” del 1961 e un grande dittico del 1967. I due lavori sono messi in dialogo con uno dei capolavori dell’artista americano Robert Ryman acquistati da Peppino Agrati: Winsor 20 del 1966, dove la trama viva del bianco diventa luogo di “rivelazione”, secondo un termine usato dallo stesso artista.
Da questo breve percorso emerge chiaramente il doppio versante di interesse degli Agrati che si rispecchia nelle scelte collezionistiche sia degli autori italiani sia degli artisti americani.
Nella raccolta convivono inoltre opere dove l’immagine riveste un ruolo centrale, come nell’iconicità per eccellenza di Triple Elvis di Andy Warhol o nella primitività totemica della pittura di Jean-Michel Basquiat che proprio Warhol sostiene e promuove, e opere cardine degli sviluppi della Minimal Art e dell’arte concettuale statunitense.
Le molte tracce di dialogo parlano di una comprensione profonda e di una non comune capacità di approfondimento, attraverso cui gli Agrati hanno costruito una collezione che rappresenta le molteplicità di interessi del loro modo di vivere l’arte contemporanea.
Quando nel novembre del 1970 l’artista americano di origine bulgara Christo rimuoveva il telo bianco con cui aveva impacchettato il Monumento a Vittorio Emanuele II di piazza del Duomo per coprire il Monumento a Leonardo di piazza della Scala, gli Agrati vivevano in diretta il grande evento. Peppino, entrando subito in contatto con l’artista, gli commissionò alcuni interventi per il giardino della sua villa in Brianza e fu tra i mecenati di Valley Curtain, monumentale telo arancione teso nella valle di Ri e in Colorado, uno degli interventi ambientali che hanno fatto conoscere Christo quale pioniere della Land Art, corrente rappresentata in collezione anche da importanti lavori di Michel Heizer.
Questa appassionata presa diretta sui più significativi sviluppi dell’arte a loro contemporanea, riassunta emblematicamente nel rapporto personale con Christo, ci parla oggi, attraverso le opere raccolte, di un modo di concepire la collezione come rivelazione e arricchimento, come condivisione di un mondo possibile di immagini che incarnino il vivere contemporaneo: l’intensità dell’amore per l’arte di Luigi e Peppino Agrati.